UN CAPOLAVORO NATO PER CASO
L’Amarone è un vino unico, traboccante di aromi e sensazioni. I vitigni che lo compongono crescono solo nelle verdeggianti colline intorno a Verona. Il suo colore è un intenso rosso rubino. Il profumo appare morbido e caldo, con fragranze che ricordano le amarene, le prugne mature, le confetture, i lamponi, le viole, le ciliegie appassite, la frutta sotto spirito e un po’ anche la cannella. Il metodo con cui viene prodotto, che prevede il semi-appassimento delle uve prima della pigiatura, non viene usato per nessun altro vino rosso di elevata qualità. Grazie a questa tecnica i suoi aromi pieni e avvolgenti rimangano tali anche dopo anni di invecchiamento. La sua storia è recente e al tempo stesso antica. La prima bottiglia è entrata in commercio nel 1953, ma per lungo tempo è rimasto un vino rivolto ad un consumo locale. Bisogna arrivare all’eccezionale annata del 1990 per vederne lo strepitoso successo internazionale. Prima dell’entrata in commercio c’è invece una storia raccontata che parla di grappoli intrecciati ed appesi al soffitto sin dai tempi di Roma. E poi di anfore cosparse all’interno con una pasta di mandorle amare. E ancora dell’aggettivo amaro con cui i contadini chiamavano il vino secco, per distinguerlo dal vino dolce (di gran lunga preferito). Ma veniamo al famoso “caso”. Fino a poco più di vent’anni per i veronesi era il Recioto il vino più amato. L’Amarone era ritenuto una sorta di variante secca e si diceva che si fosse formato, per caso, in alcune botti di Recioto dimenticate per anni in una cantina.