SOAVI LE COLLINE, SOAVE IL VINO

Soave è un bellissimo paese, famoso per il suo castello medioevale, che è uno dei più importanti del Veneto, e per il vino che porta il suo nome. La zona classica si estende tra Soave e Monteforte d’Alpone, mentre la Doc comprende ben 13 comuni della fascia collinare ad est di Verona. Nel Soave ci deve essere una percentuale non inferiore al 70% di uva Garganega, mentre possono concorrere fino ad un massimo del 30% altri vitigni a bacca bianca come il Trebbiano di Soave, il Pinot bianco e lo Chardonnay.

Il Soave ha colore giallo paglierino con riflessi a volte verdognoli, profumo leggermente fruttato e sapore che richiama la mandorla amara. In bocca si presenta asciutto. Il Soave d’annata ha una gradazione alcolica tra gli 11° e gli 11,5°. La qualifica Superiore o Superiore Classico identifica il vino che è stato sottoposto ad almeno un anno di invecchiamento. Il Soave si serve a una temperatura di 9-10 °C e si sposa particolarmente bene con gli antipasti e con i piatti a base di pesce. Il Recioto di Soave è invece un vino
dolce con gradazione alcolica di almeno 12°. Si usano le medesime uve del Soave, mentre il processo di vinificazione è lo stesso del Recioto della Valpolicella. Ha colore dorato e profuma di frutta secca. Il sapore è vellutato, aromatico, pieno. Va servito con i dessert.

 

Calici-di-Soave-con-paesaggio

LA PICCOLA ROMA

Già ai tempi dell´Impero Romano Verona fu chiamata la piccola Roma, forse perché ha un grande anfiteatro e perché, con il fiume che la attraversa e con i colli che la abbracciano, ricorda un po’ la città eterna. Questo appellativo sopravvive ancora, dopo duemila anni, e tutto sommato è abbastanza sostenibile, considerando il fatto che le tracce delle Verona romana sono veramente tante.

Dopo l’Arena, il monumento più rappresentativo si trova nei giardini accanto a Castelvecchio. Costruito dai romani agli inizi del primo secolo, il bellissimo Arco dei Gavi è un raro esempio di arco celebrativo dedicato ad una famiglia di privati cittadini, la gens Gavia, che aveva ottenuto dalla municipalità il permesso di edificarlo a proprie spese su suolo pubblico. Per la sua ubicazione fu scelta una posizione prestigiosa: al centro del corso, dove oggi c’è la torre dell’orologio del Castello. All’epoca era il punto d’arrivo della via Postumia, importante strada consolare che congiungeva il mar Tirreno con il mare Adriatico. In epoca medievale l’arco divenne una delle principali porte di accesso alla città, con il nome di Porta Nuova di San Zeno.

Fu Napoleone a farlo togliere perché troppo stretto per il passaggio delle truppe, riducendolo così ad un cumulo di pietre. Ottant’anni fa l’arco fu restaurato e rimontato dove si trova oggi. Due particolari da notare: il tratto di selciato romano originale che si trova sotto l’arco, con i segni lasciati dai carri, e il nome dell’architetto scritto all’interno: Lucio Vitruvio Cerdone. Non è il famoso Vitruvio che scrisse il De Architectura ma è comunque un fatto insolito che un monumento antico sia stato firmato dal suo architetto.

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