LA CULLA DEL GALATEO
Nel palazzo Accoliti, al civico 9 di piazza Vescovado, c’è una piccola lapide che ricorda un fatto assolutamente ignoto alla maggior parte dei veronesi. L’epigrafe dice: Per consiglio di Galateo Florimonte, gentiluomo alla corte del vescovo Giberti, monsignor Giovanni Della Casa scrisse, e ad onor di lui intitolò, il Galateo. Proprio così: il famoso libro che definisce le norme della buona educazione fu pensato, e forse anche scritto, qui a Verona mentre l’autore si trovava presso la residenza del cardinale Gian Matteo Giberti, il quale ospitava volentieri a casa sua i migliori esponenti della cultura umanistica e cristiana del tempo. Uomo dalla forte personalità, Giovanni Della Casa visse nella prima metà del Cinquecento e fu letterato e al tempo stesso uomo di chiesa. Dopo una tumultuosa giovinezza si dedicò alla vita religiosa e per le doti di ingegno e di magistero divenne vescovo di Benevento. Ricevette vari incarichi dal Pontefice Paolo IV dal quale fu innalzato alla carica di segretario di stato. Scrisse varie opere in prosa e in rima, queste ultime ricche di eleganza e profondità di sentimento. Ma dove emergono le sue migliori doti di scrittore è nell’opera più famosa: Il Galateo overo de’ costumi. Chi avesse voglia di andarsi a leggere questo breve e fortunato trattato, troverà conferma dell’inaspettato legame tra la città di Giulietta e il bon ton.