IL TESORO DELLA DIVERSITÁ

Già nel 1851 il professor Giuseppe Casato di Padova, uno dei maggiori agronomi del tempo, relazionava

al Ministero dell’Agricoltura di Vienna che in nessun’altra provincia del Veneto si coltivavano tante varietà di viti come a Verona. Ne enumerava 82, delle quali 55 nere o rosse e 27 bianche. A differenza del resto del Veneto, Verona è riuscita a salvaguardare nel corso dei secoli i vitigni autoctoni, soprattutto quelli adatti per la produzione di vini rossi. Si può tranquillamente affermare che oggi il veronese è una delle capitali dell’enologia italiana e internazionale, con produzioni che puntano sempre di più all’alta qualità. Qui tra l’altro si producono 14 vini DOC e 5 vini DOCG, che costituiscono il 60% del vino di denominazione controllata prodotto nel Veneto. L’alta reputazione dei vini veronesi ha iniziato ad imporsi all’attenzione degli esperti a partire dagli anni Ottanta, quando i viticoltori locali iniziarono a vinificare prodotti sempre migliori, in linea con il successo ottenuto dall’Amarone, vino di assoluta caratura internazionale. La provincia di Verona è molto importante anche per la quantità di vino prodotto: la viticoltura è in gran parte altamente specializzata ed è presente in un’area di quasi 28 mila ettari che si estende dalle colline a sud e ad est del lago di Garda fino a raggiungere il confine della provincia di Vicenza.

 

3505vmg

LA SANTA NUDA

È dal 1474 che nel sigillo di Verona compare la scritta Verona nova Jerusalem D. Zenoni Patrono. Un’associazione insolita, che ci lascia intuire quanto antica e complessa sia la storia religiosa della città.

Ma quando iniziò esattamente questa storia, e dove? Nella chiesa di San Procolo, situata accanto alla basilica di San Zeno, è conservata la memoria dei primi decenni della cristianità veronese, quando questo luogo divenne punto di riferimento della comunità cristiana. Sorta in un’area cimiteriale, la chiesa venne eretta tra il terzo e il quarto secolo e ospitò le spoglie dei primi vescovi di Verona. Nel corso dei secoli il tempio viene ricostruito e arricchito di nuovi elementi fino a quando, nel 1806, Napoleone lo fece chiudere. Iniziò così la decadenza che terminò nel 1988, grazie al restauro finanziato dalla Banca Popolare di Verona. Sul muro, accanto agli scalini che scendono nella cripta, si trova una singolare pittura murale, che raffigura una donna vestita esclusivamente dei suoi lunghi capelli. Non è la Maddalena penitente, come si potrebbe pensare, bensì Santa Maria Egiziaca. La tradizione vuole che la santa fosse protettrice delle prostitute pentite. La sua vicenda pare sia collegata a Gerusalemme dove la donna, che veniva dall’Egitto e faceva vita dissoluta, non riuscì ad entrare in chiesa, perché trattenuta da una forza misteriosa. Si convertì al Cristianesimo e così riuscì a varcare la soglia della basilica, impegnandosi a cambiare la propria vita. Divenne un’eremita e visse nel deserto senza vestiti, nutrendosi pochissimo. Sempre la tradizione dice che questa santa, ancora nell’Ottocento, fosse molto venerata in città. Un altro insospettato legame tra Verona e Gerusalemme.

 

San_Procolo_fugge_da_Verona