IL RINASCIMENTO IN VIGNA
La storia dei vini veronesi è anche la storia di un grande sforzo corale, che ha visto come protagonisti gli agricoltori, i vinificatori, gli enologi e tutti coloro che di vino si sono occupati in questo territorio nel corso degli ultimi centocinquant’anni. Il vino di Verona non è sempre stato apprezzato e celebrato come lo è oggi. C’è stato un tempo, parliamo dell’Ottocento, in cui c’erano più vigne nella pianura attorno a Legnago che non nelle colline della fascia pedemontana, da sempre ritenuta un habitat ottimale per la coltivazione della vite. Era un tempo in cui l’uva veniva vendemmiata troppo presto e la vinificazione veniva eseguita con molta approssimazione. I vini costavano poco e duravano poco. L’esportazione era limitata e i mercati internazionali ritenevano che i vini italiani, con l’eccezione dei piemontesi e dei toscani, fossero vini scadenti. L’alta cucina europea beveva vini francesi, o vini tedeschi del Reno, o vino tokaj ungherese. Le cose sono cambiate un po’ alla volta, grazie alla costanza, alla forza, alla pazienza e alla progressiva apertura mentale dei produttori. Negli ultimi cinquant’anni l’evoluzione del vino veronese è stata semplicemente straordinaria. I doc di Verona hanno conquistato il mondo e sono entrati nelle enoteche più esclusive. Quella che già nell’Ottocento veniva descritta come la “mancata” Borgogna italiana, oggi è finalmente diventata una delle patrie mondiali del vino.